Nella gestione delle spese di casa, quando le finanze non sono esattamente floride, ogni escamotage è lecito per risparmiare del denaro, sempre nei limiti della legalità. Il web, da questo punto di vista, è una miniera d’oro in quanto ad offerte. Il risparmio del web, tuttavia, prevede un altro lato della medaglia. In questo caso, infatti, in cambio del risparmio, bisogna concedere un po’ della propria privacy, sottoforma di dati personali.
Gestione spese casa: l’aiuto che arriva dai coupon
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i siti internet che offrono coupon, tra cui il più famoso e utilizzato è Groupon, ormai una multinazionale. Queste realtà funzionano molto perché offrono ai clienti sconti esorbitanti; purtroppo, non tutti gli esercizi commerciali e alberghieri trattano questi clienti nel modo opportuno e questo è legato al fatto che molti esercenti non capiscono quale sia il fine dell’adesione a queste forme di vendita. Se per il cliente, infatti, comprare un coupon significa risparmiare su un prodotto o un servizio; per il venditore, invece, si tratta di una vetrina per mostrare il modo in cui egli stesso lavora e per tentare di fidelizzare il cliente. Considerati i prezzi enormemente ribassati e la percentuale elevata trattenuta l’azienda organizzatrice, i coupon sicuramente non permettono di far guadagnare nell’immediato il venditore. Il cliente, però, è in grado di risparmiare subito e ciò lo può aiutare nella gestione delle spese di casa. I coupon si possono trovare anche in altre forme, sebbene con risparmi nettamente inferiori. Ad esempio, ci sono marchi che invitano a mettere il like sulla propria pagina Facebook o iscriversi alla loro newsletter per ottenere un campione o un prodotto gratis, oppure uno sconto. Molti sconti si hanno, poi, con le carte fedeltà, diffuse ormai anche nelle vendite via web.
Risparmio contro privacy
Usufruendo di tutti questi servizi, che aiutano nella gestione delle spese di casa e nel risparmio, occorre tenere in considerazione un importante fattore. Nessuna azienda fa qualcosa se non si aspetta un ritorno. Nel caso delle carte fedeltà, delle iscrizioni alle newsletter e altre sottoscrizioni simili, ciò che viene richiesto sono i dati personali del consumatore, che vengono poi divulgati ad altri operatori di mercato. Grazie a queste informazioni concesse, si ricevono altre offerte o tentativi di vendita, che per alcuni potrebbero risultare fastidiosi. Oltre ai dati sensibili, poi, alcuni mezzi come le carte fedeltà forniscono anche informazioni sulle abitudini di vendita del consumatore, così da poter formulare offerte più adatte. Se ciò non bastasse, ogni volta che si naviga in rete, le azioni vengono registrate e poi usate a fini commerciali. Anche solo una ricerca su Google diventa una fonte di informazioni per le aziende; il motore di ricerca, infatti, si nutre delle pubblicità visualizzate nei risultati e, per essere funzionali, questi spot sono targetizzati. E’ sufficiente fare una prova digitando nel motore di ricerca, ad esempio, “scarpe da ginnastica xxx”, e, nei giorni successivi, in molti siti visitati, si vedranno banner di portali di e-commerce che specializzati nella vendita del prodotto precedentemente ricercato. Rinunciando a una parte di privacy sul web, è possibile fare grandi affari e ricevere offerte calzanti rispetto alle proprie esigenze. In questo modo, grazie a internet, è possibile anche risparmiare del denaro, senza rinunciare a determinati acquisti.